Santi di Tito, la Resurrezione di Lazzaro, 1576
Olio su tavola, cm. 400 x 300
Firenze, Basilica di Santa Maria Novella primo altare della navata sinistra
Restauro: 2011- 2012
Foto dopo il restauro di Antonio Quattrone
Come documentato dalle fonti, la pala fu commissionata nel 1576 per la decorazione dell’altare della Confraternita di Santa Maria della Croce al Tempio.
Successivamente fu trasferita nella nicchia d’altare dove attualmente si trova che è evidentemente più larga delle dimensioni della pala e sul cui timpano in pietra serena sono state scolpite parole che alludono ad un altro episodio di catechesi.
Non si leggono nella scheda OA-C né in altra schedatura precedenti interventi di restauro, ma è evidente una pesante verniciatura ed una patinatura di restauro in seguito probabilmente ad una pulitura eseguita con mezzi a disposizione molto aggressivi.
Note descrittive la tecnica esecutiva
Le dimensioni complessive del supporto sono di cm.407 x 259.
Il supporto è costituito da sette assi di pioppo, dello spessore di circa cm 4,5, disposte in verticale incollate ed assemblate da tre traverse a coda di rondine; l’assemblaggio del supporto, vede l’utilizzo di coppie di chiodi inseriti a pochi millimetri dalla superficie dipinta, le cui teste, aumentando di volume per l’ inevitabile ossidazione, deformano visibilmente la pittura in loro corrispondenza. Per salvaguardare l’unità e la continuità tra il supporto e gli strati pittorici, è stata incollata della stoppa in corrispondenza delle commettiture tra le assi con la funzione di preservare gli strati pittorici dai movimenti del supporto.
La tavola è assicurata alla nicchia di altare da una cornice monumentale della seconda metà del Cinquecento, costituita da quattro listelli assemblati ad incastro. L’intaglio, a più livelli, si sviluppa dalla fusarola al battente, in motivi a baccellatura in rilievo, per finire con una modanatura ad ovulo. La doratura è a foglia d’ oro zecchino adesa a guazzo su un fondo di bolo rosso-arancio, con zone brunite lucide alternate a zone di oro velato opaco.
Rimossa la cornice, lungo lo spessore del supporto si sono trovati frammenti di carta antica, a testimonianza dell’utilizzo del riporto da disegno su cartone come in molti dipinti di questo periodo.
Si rilevano dei fori di tarlo recenti diffusi su tutta la superficie.
Questo attacco xilofago compromette gravemente la stabilità degli strati pittorici. Molte zone sono infatti interessate da sollevamenti non apparenti, ma apprezzabili solo ad un esame acustico -“suonano vuoto”- per il grave danno causato dai tarli che hanno scavato gallerie immediatamente sotto gli strati pittorici togliendo così loro il supporto.
In corrispondenza di queste zone gli strati pittorici sono sollevati e distaccati in più punti. Si nota che alcuni distacchi, più ampi ed articolati, si sono verificati in corrispondenza delle zone sofferenti per le infiltrazioni di acqua e umidità che, per le componenti acide di cui generalmente sono cariche, hanno causato la decoesione dello strato preparatorio e quindi compromesso la stabilità della pellicola pittorica.
Di differente morfologia sono i sollevamenti a crestine sottilissime, secche, rigide, dall’andamento parallelo e lineare secondo le venature del legno oppure a “virgolette” ammassate causati dal restringimento del legno e dalle gallerie dei tarli
La superficie è ricoperta da una vernice bituminosa, fortemente scurita che sembra voler mascherare situazioni gravemente compromesse da una vecchia pulitura.
In luce radente si notano zone aride, corrispondenti a campiture scure: potrebbe trattarsi di ripassature di restauro dove i pigmenti notoriamennte più delicati hanno nel tempo subito danni e /o alterazioni.
DESCRIZIONE DI CIRO CASTELLI DELLA TECNICA DI COSTRUZIONE DEL SUPPORTO, DEL SUO STATO DI CONSERVAZIONE E DELL’INTERVENTO DI RESTAURO (Ciro Castelli, Restauratore del legno presso i Laboratori della Fortezza da Basso e professore SAF)
Il dipinto misura in altezza 460 centimetri e in larghezza 280, lo spessore è di circa quattro centimetri. Si compone di sette assi di legno di pioppo poste in senso verticale e unite a spigoli vivi. la scelta del legno è di media qualità, tagli anatomici della tavole sono diversi tra loro: diametrale, sub radiale, sub-tangenziale. L’asse diametrale ha il midollo spostato sul retro e procura una moderata deformazione da imbarcamento concavo dalla faccia dipinta.
Sul tetro ci sono tre traverse di legno di abete, sono del tipo a coda di rondine, s’incastrano nei lati obliqui del supporto e hanno la parte superiore che si soprappone i lati inclinati dell’incastro, sono rastremate nel senso della lunghezza e si inseriscono nel supporto per circa un terzo dello spessore.
Stato di conservazione:
ci sono vecchi e nuovi attacchi da tarli, sono diffusi su tutta le superficie e vari hanno il rosume che esce dalla parte del colore. Nella testata superiore ci sono delle fessurazioni nella fibra del legno e quattro sconnessioni delle commettiture che si estendono fino alla traversa.
Intervento di restauro:
Spolveratura con rimozione di sporco attaccato alla buccia del legno. Fermatura degli spacchi e delle sconnessioni con piccoli inserti di legno di pioppo vecchio, in questa fase di lavoro ho ripristinato il livello del colore tra i margini che si erano sconnessi. Il legno dei cunei e d’integrazione è stato scelto per qualità ed è stato tagliato in modo che la parte radiale corrispondesse allo spessore delle assi. Ho sfilato le traverse, ho pulito le sedi, dato la paraffina e reinserite le traverse nelle sedi. Sul retro è stata data la cera microcristallina.
La cornice è stata aggiustata per ricevere il dipinto e montarci il meccanismo che permette di staccare il dipinto dall’altare.
L.Venerosi Pesciolini, Il Restauro della pala dell’Assunta nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Pisa, in “Science and Technology for Cultural Heritage” a cura di Stefano Bruni, n.23, 2014, Pisa 2016, pp.83-94.