Lisa Venerosi Pesciolini (restauro), Francesca Fumi Gado (note storiche artistiche)
Si ringrazia:
S.E.R. Mons. Riccardo Fontana
Arcivescovo-Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Legato di Collare della Lega del
Chianti
Gabriello Mancini
Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena
Mario Scalini
Soprintendente ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Siena e Grosseto
Cecilia Alessi
Funzionario di Zona, Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le
Province di Siena e Grosseto
Mauro Padelli
Capitano del Piviere di Siena della Lega del Chianti
Luca Romeo
Commissario del Piviere di Castelnuovo Berardenga della Lega del Chianti
Rev.do Don Vezio Elii
Parroco della Parrocchia dei Santi Giusto e Clemente a Castelnuovo Berardenga
Arciconfraternita della Misericordia di Castelnuovo Berardenga
Compagnia della B.V. del Soccorso di Castelnuovo Berardenga
Alessandro Leoncini
Antonella Leoncini
Barbara Padelli
Anna Pelagotti
Bruno Santi
Il restauro è stato eseguito dalla Lega del Chianti Onlus
con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena
In collaborazione con: Art Test
con il patrocinio della Fondazione Lega del Chianti Onlus
San Michele Arcangelo trafigge il demonio in forma di drago commissionato dalla famiglia Sernesi-Trecerchi
SCHEDA DI RESTAURO di Lisa Venerosi Pesciolini
Osservazioni preliminari
5 Foto di insieme del fronte prima del restauro
6 Foto di insieme del retro prima del restauro
L’opera, risalente al secolo XVII, si presentava in prima tela, probabilmente eseguita per un altare della chiesa su committenza della famiglia patronale il cui stemma è raffigurato in basso a sinistra (foto 3 pubblicata nella parte 1). L’immagine dipinta era offuscata dalle vernici alterate e dai depositi di polvere e nero fumo divenuti coerenti, che occultavano la bellezza dei forti contrasti cromatici e chiaroscurali, espressione della potente lotta in atto (foto 5). Il telaio, fisso, aveva uno spessore di circa tre centimetri ed una larghezza circa sette ed era in discrete condizioni (foto 6). La chiodatura sembrava antica ma forse non originale poiché lungo il montante destro coinvolgeva la pittura, facendo pensare ad una voluta riduzione delle dimensioni originarie (foto 7). La tela si era lacerata lungo il perimetro sfilandosi dalla chiodatura per la metà del bordo inferiore destro e per un terzo di quello superiore sinistro: la conseguente perdita della tensione aveva provocato la formazione di borse ed ondulazioni (foto 11); inoltre urti o colpi avevano provocato fori di diversa entità (foto 8). La pittura era molto fragile e lacunosa lungo il perimetro ed era marcata dalla battitura dello spigolo interno del telaio e della rompitratta (foto11). Di discreta entità erano le lacune degli strati pittorici che scoprivano la tela soprattutto nella parte alta; perdite della pellicola pittorica, per difetto di coesione dello strato preparatorio, interessavano le zone sottostanti la cornice listellare (foto 9) e tutta la superficie dipinta in diversa forma ed estensione (foto 11). Si distingueva qualche vecchio ritocco di un vecchio restauro debordante sulla pittura originale (foto 10).
11 Insieme del dipinto prima del restauro a luce radente
7 fori dei chiodi di ancoraggio
fitti sulla pittura
9 Particolare del bordo inferiore:
zona sottostante la cornice
8 Particolare con lo stemma:
foro della tela
10 Particolare di una ridipintura
alterata e debordante sull’originale
Intervento di restauro
Dopo aver rimosso la cornice listellare ancorata al fronte del telaio con chiodi forgiati passanti la pittura (foto 12), il dipinto è stato protetto con una velinatura,al fine di evitare cadute di frammenti di materia pittorica, in considerazione delle condizioni di estrema fragilità degli strati pittorici (foto 11). Siamo quindi intervenuti schiodando il dipinto dal suo telaio per tensionarlo su un telaio di lavoro in alluminio, munito di chiavi e raccordi espandibili (foto13,14).Questa operazione ha consentito di procedere, in ripetute fasi, con il recupero della planarità della tela: infatti era fortemente deformata in diverse parti a causa del lungo permanere nel tempo delle borse di allentamento. Inoltre, a livello della superficie pittorica, molte scaglie di colore si erano soprammesse, anche per la ripercussione delle forti contratture nella tensione del filato provocate dalle integrazioni ad olio dei vecchi restauri, per loro natura rigide e pesanti. Le fasi operative di recupero della distensione delle fibre tessili sono avvenute in alternanza con la graduale rimozione delle ridipinture ad olio dal davanti, e, localmente, con il contestuale consolidamento degli strati pittorici in corrispondenza. Ripristinata la planarità della tela e ricostituite le condizioni di stabilità e continuià superficiale delle scalie di colore frgili, sollevate e sconnesse, si è proceduto con la fase definitiva del consolidamento, esteso a tutta la superficie, tramite imbibizione dal retro di un consolidante acrilico termoplastico.
12 Particolare che mostra
i chiodi passanti di ancoraggio
della cornice listellare
13 Il tensionamento su telaio
metallico ad espansione
14 Chiave angolare per
la parziale regolazione
dell’espansione
15 Particolare del foro
risanato con un intarsio
in tela di lino
A questo punto è stato verificato che il filato della tela originale fosse ancora in grado di svolgere la sua funzione di supporto alla pittura e quindi abbiamo scelto di non foderare il dipinto, ma di tensionarlo su un nuovo telaio in legno ad espansione, utile per la conservazione della tensione nel tempo e in funzione di proteggere il retro della tela originale, si è provveduto ad aggiungere sul nuovo telaio, una tela sintetica precedentemente tensionata. Quindi, sono stati eseguiti gli intarsi di tutte le lacune della tela (foto15) ed il rinforzo del filato laddove risultava fragile e lacerata. È stata poi eseguita la pulitura della superficie pittorica dai depositi di polvere e materiali estranei e dalle vernici ossidate. La rimozione della vernice degradata è stata eseguita con l’utilizzo di solventi addensati in gel e di emulsioni preventivamente testate e selezionate, in modo da operare con selettività, in maniera graduale e controllata. Purtroppo si deve rimarcare che un precedente restauro aveva impoverito la pittura rimuovendo le velature dei mezzi toni e portando alla luce il fondo rosso di preparazione del colore; questo ha fatto sì che oggi si percepisca il dipinto con sbattimenti di luce violenti per il contrasto con le zone d’ombra che si delineano improvvise. Si deve infine notare che la parte inferiore sinistra, corrispondente al piede ed al polpaccio dell’arcangelo, è purtroppo mortificata da ridipinture estese che si è comunque scelto di non rimuovere poiché integrative di parti completamente perdute e al fine di conservare l’armonia compositiva dell’insieme.